Advertisement

Tornare al lavoro sulla nave da crociera era stata una gradita distrazione per Emily. I giorni erano trascorsi in una sfocata routine, fino ad ora. Quando si avvicinò a una coppia sul ponte, la loro accesa discussione riempì l’aria. Si fece avanti, con un drink in mano, pronta ad allentare la tensione. Ma tutto si fermò nel momento in cui lui alzò lo sguardo.

Il suo volto. Era lui. L’uomo seduto davanti a lei era identico a Luke, il suo defunto marito, l’uomo che aveva seppellito un anno prima. Il respiro le si bloccò in gola mentre il mondo intorno a lei girava. Non riusciva a respirare, non riusciva a muoversi. Il vassoio le scivolò dalle mani e si schiantò sul pavimento, con un suono assordante nel silenzio che seguì.

Congelata, la sua mente correva. Questo non è reale. Ma la presenza dell’uomo era innegabile. Era seduto lì, sano, vivo, e la fissava. La stanza sembrava chiudersi e lei non poteva fare altro che fissarlo, con il cuore che batteva all’impazzata. Il terreno sotto i suoi piedi sembrava muoversi. No. Non può essere lui. Non può essere lui.

Era passato esattamente un anno da quando Emily si trovava ai margini del cimitero, sentendo il peso della terra posarsi sulla tomba di suo marito. Un anno da quando aveva detto addio all’uomo con cui pensava di passare il resto della sua vita. Ma la vita, come sempre, continuava ad andare avanti. Il mondo esterno non si era fermato per il suo dolore.

Advertisement
Advertisement

Fissò il suo riflesso nello specchio della cabina mentre la nave da crociera navigava in mare aperto. L’orizzonte si estendeva all’infinito, il sole si rifletteva in un caldo oro sulle onde. Ma ciò che la fissava non era la stessa donna che un tempo rideva senza preoccupazioni. Era una persona svuotata, che sopravviveva nella routine.

Advertisement

Tornare al lavoro era stata una scelta difficile, ma si era detta che era arrivato il momento. È ora di andare avanti. È ora di smettere di nascondersi dalla vita. Poteva farcela. E per un po’ di tempo sembrava che ce l’avesse fatta.

Advertisement
Advertisement

Riusciva a svolgere i suoi compiti con equilibrio: serviva i drink, sorrideva agli ospiti, gestiva le richieste come un’esperta professionista. L’equipaggio la riaccolse calorosamente e lei cominciò a credere di cavarsela bene. Finché non iniziò a vederlo.

Advertisement

Iniziò in modo sottile: l’angolo del viso di qualcuno in mezzo alla folla, un’occhiata alle spalle in una superficie specchiata, un uomo che entrava in ascensore proprio mentre lei si girava. Ogni volta il petto le si stringeva. Ogni volta ha ripreso fiato. Ogni volta non era Luke.

Advertisement
Advertisement

O almeno, disse a se stessa che non lo era. Una sera si sedette da sola nella sala dell’equipaggio, con le dita che stringevano una tazza di tè che si era raffreddata da tempo. I suoi pensieri continuavano a rincorrersi. E se non fossi pronta? L’idea le attanagliava il cervello. E se fossi tornata indietro troppo presto? E se stessi perdendo la testa?

Advertisement

Non riuscendo più a trattenersi, trovò Peter sul ponte inferiore, vicino agli armadietti del personale. Stava controllando l’inventario, cartellina alla mano, quando lei si avvicinò. “Ehi”, disse lei, con la voce rotta. “Posso parlarti un minuto?” Peter alzò lo sguardo. “Certo. Che succede?”

Advertisement
Advertisement

Lei esitò, con gli occhi che si guardavano intorno per assicurarsi che nessun altro fosse a portata di orecchio. “Credo di essermi vista con Luke” Peter si accigliò. “Vedere… come nei sogni?” “No. Come… su questa nave. Nella folla. Nei riflessi. Continuo a intravedere lui. So che è assurdo, ma… mi sembra così reale”

Advertisement

Peter posò lentamente la cartellina. “Emily… sei sicura di essere pronta a tornare? Non è facile portarsi dietro queste cose, soprattutto qui” La domanda la colpì più di quanto si aspettasse. Si irrigidì.

Advertisement
Advertisement

“Sì. Devo essere pronta. Voglio essere pronta. Sono tornata perché mi rifiuto di essere ancora bloccata. Non permetterò che il dolore continui a definirmi” Peter annuì con dolcezza, ma nei suoi occhi permaneva la preoccupazione. “Promettimi solo che parlerai con qualcuno se la situazione dovesse peggiorare”

Advertisement

Emily gli rivolse un sorriso stretto. “Lo farò. Grazie, Peter” Si aggrappò ferocemente a quel proposito mentre tornava al lavoro. Ogni vassoio che portava, ogni scambio educato con un ospite, era una sfida silenziosa contro l’oscurità che si insinuava ai margini della sua mente. Stava diventando più forte. Doveva esserlo.

Advertisement
Advertisement

Nel tardo pomeriggio notò una coppia seduta vicino alla finestra della sala da pranzo. Le loro voci erano tese, l’uomo si protendeva in avanti, la donna si allontanava. Era evidente che si trattava di una discussione. Emily vide un’opportunità, la possibilità di reindirizzare le sue emozioni vorticose, di concentrarsi sull’aiutare qualcun altro.

Advertisement

Emily era stata addestrata a distendere questo tipo di situazioni: offrire un drink, dare spazio, lasciare che si calmassero. Sapeva come fare. Era in grado di gestire la situazione. Quando si avvicinò al tavolo della coppia, l’uomo la guardò.

Advertisement
Advertisement

Un brivido la attraversò. Il suo viso, i suoi lineamenti, avevano qualcosa di così familiare. Il modo in cui era seduto, il modo in cui la guardava, il modo in cui il suo sorriso si arricciava su un lato. Era impossibile. Non poteva essere..

Advertisement

Il respiro le si bloccò in gola e in quel momento il tempo rallentò. Emily sentì il polso accelerare. Il vassoio delle bevande le scivolò dalle mani. I bicchieri si frantumarono sul pavimento con un suono assordante e lei rimase immobile, fissando l’uomo davanti a sé. Luke.

Advertisement
Advertisement

Suo marito. Doveva essere lui. Aveva visto il suo volto così tante volte nei suoi sogni, nei suoi ricordi… come poteva non essere lui? Le mani le tremarono e il mondo intorno a lei cominciò a inclinarsi. Il rumore della nave, le voci dei passeggeri, tutto si confondeva mentre lei rimaneva lì, paralizzata dallo shock.

Advertisement

“Sei cieca?”, le abbaiò contro l’uomo. La sua voce era tagliente e la fece uscire dallo stato di trance. “Qual è il tuo problema? Non vedi che ci sono due persone sedute qui?” “Chi è?” Emily chiese, con voce tremante, quasi impercettibile.

Advertisement
Advertisement

L’uomo la fissò, chiaramente confuso. Aggrottò la fronte. “Come sarebbe a dire?” “Chi diavolo è?” La voce di Emily si fece più forte mentre il panico si faceva strada. Le lacrime arrivarono prima che potesse fermarle. La donna al tavolo, un’estranea per Emily, si voltò verso di lei, con un’espressione di fastidio che le si allargò sui lineamenti.

Advertisement

“Una hostess? Davvero?”, si schernì. “Wow, proprio quando pensavo di darti un’altra possibilità” Si alzò e prese la borsetta, come se fosse pronta ad andarsene. “Luke, dimmi. Chi è?” La voce di Emily si incrinò. Non riusciva a trovare un senso, la sua mente era affollata da mille domande.

Advertisement
Advertisement

L’uomo la guardò di nuovo, con una confusione sempre più profonda. “Luke? Chi diavolo è Luke?” chiese, con voce distante. Il mondo di Emily si sgretolò. Le sue ginocchia si sentivano deboli, la sua vista era offuscata da nuove lacrime. Anche la donna accanto a lui guardò Emily, confusa e un po’ imbarazzata.

Advertisement

La donna parlò con esitazione: “Si chiama George. Siamo sposati da dieci anni” Dieci anni. Lo stesso tempo in cui Emily era stata sposata con Luke. Il pavimento sotto di lei sembrò cedere e per un attimo Emily pensò di poter crollare proprio lì. Com’era possibile?

Advertisement
Advertisement

Come poteva quest’uomo assomigliare così tanto a Luke, ma non essere lui? Come poteva accadere? Emily corse. I suoi piedi battevano sul pavimento, il suo cuore batteva forte a ogni passo, la sua mente era confusa dall’incredulità. Non sapeva nemmeno dove stesse andando, ma le sue gambe la portavano istintivamente attraverso i corridoi affollati.

Advertisement

Non si fermò finché non raggiunse di nuovo la sala del personale, dove Peter era seduto, sorseggiando una bibita e scrutando a metà il programma di servizio serale. Per poco non si accasciò su di lui. “Emily!” Peter scattò in piedi, allarmato. “Che cosa è successo?” “È lui, Peter”, ansimò lei.

Advertisement
Advertisement

“Luke. È qui. È vivo. L’ho visto, ed era con un’altra donna. Ha detto di chiamarsi George, ma è lui. Ti giuro che è lui” Peter le strinse le spalle. “Emily, rallenta…” “Non me lo sto inventando”, disse lei, con voce ferma, anche se il suo viso si stava sgretolando. “Devi venire con me. Guardalo e poi dimmi che mi sbaglio”

Advertisement

Peter esitò. “Emily… Vuoi che ti porti nell’alloggio del dottore? Credo che dovresti…” “Pensi che io sia pazza”, sussurrò lei. “No. Penso che tu abbia passato l’inferno. Ma va bene, se può servire, andiamo a parlargli”

Advertisement
Advertisement

Tornarono insieme, questa volta in silenzio. Quando arrivarono, George e la donna erano ancora al tavolo, più composti ma ancora chiaramente agitati. George alzò lo sguardo quando si avvicinarono, aggrottando leggermente le sopracciglia. La mascella di Peter si strinse appena lo vide.

Advertisement

Perché quest’uomo assomigliava a Luke? Poteva davvero essere una coincidenza? Doveva esserci qualcosa di più. Ma cosa? Raggiunsero il tavolo dove erano seduti George e la donna. La coppia sembrava più calma ora, le loro voci si abbassavano mentre parlavano a bassa voce. George alzò lo sguardo al loro arrivo, con un’espressione cortese, ma leggermente diffidente.

Advertisement
Advertisement

“Salve, mi dispiace disturbarvi”, esordì Peter. “Emily è qui… è un po’ scossa. Dobbiamo solo capire cosa è successo. Pensava che tu fossi un’altra persona” George lanciò un’occhiata a Emily, il cui volto si addolcì per la genuina curiosità. “Mi dispiace per quello che è successo prima”, disse, con tono sincero. “Non so cosa mi sia preso”

Advertisement

“Credo di essere stata un po’ dura. Ma sto ancora cercando di capire cosa sia appena successo” Emily non sapeva come rispondere. Stava ancora cercando di elaborare ciò che aveva visto. I suoi pensieri si disperdevano come foglie al vento. Peter parlò di nuovo. “Possiamo mostrarle una foto? Emily era convinta che tu fossi qualcuno che conosceva, qualcuno a lei vicino. Qualcuno di nome Luke”

Advertisement
Advertisement

Tirò fuori il telefono e mostrò a George la foto di Luke, quella del giorno del loro matrimonio, quella che Emily aveva conservato in una piccola cornice accanto al letto. George prese il telefono, aggrottando la fronte mentre fissava l’immagine. “Wow. Mi assomiglia davvero”, disse George, a voce bassa.

Advertisement

“Ma no, non conosco quest’uomo. Giuro che non lo conosco. Voglio dire, ci assomigliamo, certo, ma non ho la minima idea di chi sia” Il cuore di Emily affondò mentre George riconsegnava il telefono a Peter. Non si aspettava che lui confermasse nulla, ma una parte di lei sperava in qualche spiegazione, in qualche segno che quello strano incontro fosse solo un equivoco.

Advertisement
Advertisement

“Non hai idea di chi sia?” Emily chiese, con la voce che era appena un sussurro. I suoi occhi scrutarono quelli di lui, alla ricerca di qualsiasi segno di riconoscimento. “No”, rispose George con fermezza, scuotendo la testa. “Vorrei poterlo spiegare, ma non posso. Non lo conosco” La donna accanto a George guardò Emily con un misto di simpatia e confusione.

Advertisement

“Si tratta di suo marito? L’uomo che pensavi fosse?” Emily annuì in silenzio. Non sapeva come esprimere tutto a parole. Come poteva spiegare il sentimento opprimente che l’aveva consumata? Come poteva spiegare che il suo cuore le diceva che quell’uomo era Luke, ma la sua mente le urlava che non poteva essere così?

Advertisement
Advertisement

George, sempre guardandola, sospirò profondamente. “Mi dispiace molto per quello che stai passando. Non riesco a immaginare come ci si possa sentire. Ma… se vuoi, possiamo scambiarci i recapiti? Magari parlarne meglio quando ti sentirai meglio?” Emily non sapeva cosa dire. Guardò Peter, che le fece un sottile cenno, come a dire: “Questa è l’unica strada da percorrere”.

Advertisement

“Sì, lo apprezzerei molto”, disse Emily a bassa voce. “Grazie, George” George sorrise dolcemente. “Certo. Abbi cura di te, Emily. E di nuovo, mi dispiace molto” Si scambiarono i loro dati e, dopo qualche altra parola di cortesia, George e la donna si alzarono per andarsene. Emily li guardò allontanarsi, con i pensieri ancora in agitazione.

Advertisement
Advertisement

Quando si voltò verso Peter, i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime. “Non so cosa stia succedendo, Peter. Ho solo… bisogno di sapere la verità” Peter le pose una mano confortante sulla spalla. “Troveremo una soluzione, Emily. Non sei sola in questa situazione” La crociera continuò il suo viaggio, ma Emily si sentiva come se la nave fosse diventata una prigione.

Advertisement

I suoi pensieri erano consumati dall’uomo che assomigliava a Luke e non riusciva a togliersi di dosso l’immagine di lui, seduto lì, così vivo e vibrante, con una donna al suo fianco. La confusione la rodeva e, per quanto cercasse di distrarsi con il lavoro, il ricordo di quell’incontro era sempre in agguato nel fondo della sua mente.

Advertisement
Advertisement

Quella notte, mentre la nave ondeggiava dolcemente in mare aperto, Emily non riuscì a dormire. La sua mente continuava a tornare a George, alla straordinaria somiglianza con Luke. Non poteva ignorare il fatto che George fosse sposato da dieci anni, lo stesso numero di anni in cui lei era stata sposata con Luke.

Advertisement

Le sembrava un crudele scherzo del destino. Non riuscendo a liberarsi dalla sensazione di aver bisogno di risposte, Emily prese una decisione. Sarebbe andata a trovare la madre di Luke al termine della crociera. Aveva bisogno di sentire la verità dall’unica persona che lo conosceva meglio. Forse avrebbe potuto capire come tutto questo fosse possibile.

Advertisement
Advertisement

Forse avrebbe potuto trovare pace. Il giorno dopo, quando la nave attraccò all’ultimo porto della crociera, Emily era già pronta a fare i bagagli e a partire. Peter cercò di convincerla a restare ancora un po’, ma lei sapeva di non poterlo fare. Doveva tornare a casa, affrontare il passato e trovare le risposte che la tormentavano.

Advertisement

Emily arrivò a casa della madre di Luke nel tardo pomeriggio, con lo stomaco in subbuglio. Non era più andata a casa sua dal funerale di Luke. Le sembrava strano trovarsi di nuovo lì, ma accantonò la sensazione. Doveva sapere la verità. Emily si trovava davanti alla casa di Margaret, con il cuore appesantito dal peso di tutto ciò che aveva appena appreso.

Advertisement
Advertisement

George, l’uomo che aveva incontrato in crociera, assomigliava così tanto a Luke che era impossibile ignorarlo. La sua mente vorticava di domande, ma una cosa le era chiara: doveva parlare con Margaret. La casa era silenziosa quando Emily bussò e la porta si aprì per rivelare la forma fragile di Margaret.

Advertisement

Sorrideva calorosamente, ma sembrava leggermente stanca, come se il peso della morte del figlio l’avesse invecchiata oltre i suoi anni. I suoi occhi, un tempo vivaci, erano ora offuscati dalla tristezza. “Emily”, disse Margaret con dolcezza, abbracciandola. “È passato troppo tempo” “Lo so, Margaret. Mi sei mancata”, rispose Emily, con la voce densa di emozione.

Advertisement
Advertisement

Entrò in casa, scrutando con gli occhi lo spazio familiare. La casa era silenziosa, troppo silenziosa. L’assenza di Luke persisteva come un’ombra. “Vieni, siediti”, disse Margaret facendo un gesto verso la cucina, dove l’odore del pane appena sfornato riempiva l’aria. Trascorsero il pomeriggio cucinando insieme, un rituale tranquillo che un tempo aveva fatto parte della vita di Emily con Luke.

Advertisement

Mentre preparavano un pasto semplice, le due donne entrarono in un ritmo facile, ma i pensieri di Emily erano lontani. Dopo cena, quando si sedettero a tavola, Emily non riuscì più a trattenersi. Cominciò a raccontare a Margaret tutto quello che era successo in crociera: l’uomo che assomigliava a Luke, la confusione, lo shock.

Advertisement
Advertisement

Raccontò la discussione, le lacrime e il momento in cui George aveva rivelato il suo nome. Raccontò a Margaret che non riusciva a smettere di pensarci, che George sembrava avere la stessa risata, la stessa postura, lo stesso calore di Luke. Margaret aveva ascoltato con attenzione, con il volto illeggibile.

Advertisement

Emily si aspettava uno shock, forse addirittura l’incredulità, ma Margaret non disse nulla. Si limitò a osservare Emily con uno sguardo difficile da leggere, sporgendosi leggermente mentre Emily parlava. Man mano che la storia andava avanti, l’espressione di Margaret cambiò, la tristezza nei suoi occhi si fece più profonda. Quando Emily finì, Margaret era in silenzio, con le mani conserte in grembo.

Advertisement
Advertisement

Per un lungo momento, Margaret non parlò. Emily aspettò, con il silenzio che le premeva sul petto. Infine, Margaret si alzò dal tavolo e si avvicinò a un piccolo cassetto vicino al bancone. Tirò fuori una foto logora e sbiadita e la porse a Emily. La foto era vecchia, i bordi sfilacciati, i colori sbiaditi dal tempo.

Advertisement

Era la foto di due bambini in una culla d’ospedale, uno accanto all’altro, uno con una zazzera di capelli castani e l’altro con riccioli leggermente più scuri. “Luke e Jacob”, disse Margaret a bassa voce, con la voce tremante. “Sono nati lo stesso giorno, a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro.

Advertisement
Advertisement

Ma ho dovuto dare via Jacob. Il padre se ne andò quando scoprì che ero incinta” “Ero sola, Emily. Non potevo crescere due bambini da sola. Così ho fatto la scelta più difficile della mia vita. Ho rinunciato a uno di loro”

Advertisement

Emily fissò la foto, con le dita che tremavano nel tenerla. Tornò a guardare Margaret, con la mente sconvolta dal peso di ciò che aveva appena sentito. “Quindi, George… è il fratello gemello di Luke?” Emily chiese, la sua voce era appena un sussurro.

Advertisement
Advertisement

Margaret annuì, con gli occhi pieni di lacrime. “Sì, Emily. George… il suo vero nome è Jacob. Non avevo scelta. Non potevo occuparmi di entrambi e pensavo di fare la cosa migliore. Ma non ho mai smesso di pensare a lui. Non ho mai smesso di chiedermi dove fosse, cosa gli fosse successo”

Advertisement

Il respiro di Emily si bloccò in gola. Era troppo da elaborare. Come poteva essere possibile? L’uomo che era stato con lei in crociera, che assomigliava così tanto a Luke, era il fratello gemello di Luke, quello di cui non aveva mai saputo l’esistenza. Margaret si sedette accanto a Emily, appoggiando le mani sul tavolo.

Advertisement
Advertisement

“Non te l’ho detto prima perché non volevo far riaffiorare un vecchio dolore, ma ora… dopo tutto quello che hai passato… credo sia giunto il momento che tu sappia la verità”. Emily sbatte le palpebre per trattenere le lacrime, mentre la stanza girava per la consapevolezza. Lasciò uscire un respiro tremante. “Va bene se gli parlo? Se gli chiedo di tutto questo?”

Advertisement

Margaret si asciugò gli occhi, il suo viso era serio ma gentile. “Penso che sia arrivato il momento di incontrarlo, Emily. Penso che dovrebbe sapere la verità. Potresti invitarlo a cena un giorno, dicendogli di conoscerti?” Fece una pausa, con la voce densa di emozioni. “Non so come la prenderà, ma credo che tutti noi abbiamo bisogno di trovare una soluzione. Merita di sapere chi è veramente”

Advertisement
Advertisement

I giorni che seguirono la conversazione con Margaret furono per Emily come una sfocatura. Non riusciva a smettere di pensare a tutto quello che era successo e il peso delle parole di Margaret continuava a riecheggiare nella sua mente. George merita di sapere chi è veramente.

Advertisement

Emily non era sicura di cosa aspettarsi da un incontro con lui, ma il pensiero di portare finalmente all’ovile il fratello perduto del suo defunto marito le sembrava la cosa giusta da fare. La mattina dopo, seduta al tavolo della cucina, stese nervosamente il messaggio a George.

Advertisement
Advertisement

Gli spiegò che avrebbe significato molto se lui si fosse unito a lei per la cena, dato che aveva molte domande da fargli. Emily non era sicura se questo sarebbe stato l’inizio di un nuovo capitolo o solo un altro incontro imbarazzante, ma sentiva che questo era l’unico modo per andare avanti.

Advertisement

Dopo aver inviato il messaggio, Emily mise giù il telefono e cercò di concentrarsi sulla sua giornata, ma la sua mente continuava a vagare. Si ritrovò in piedi davanti allo specchio a sistemarsi i vestiti e a pensare a quello che stava facendo.

Advertisement
Advertisement

Era tutto troppo? Aveva così tante domande. George sarebbe stato pronto a conoscere Margaret? Sarebbe stato disposto a conoscere il suo passato? Il telefono squillò, distogliendola dai suoi pensieri.

Advertisement

Era una risposta di George. Mi sembra una buona idea. Sarò lì stasera. Il sollievo la invase quando lesse il messaggio. Era disposto a farlo. Forse, solo forse, questo poteva essere un nuovo inizio per tutti loro.

Advertisement
Advertisement

Più tardi, quella sera, George arrivò a casa di Margaret, con un’aria un po’ nervosa ma con un sorriso caloroso quando vide Emily sulla porta. “Ehi, ce l’ho fatta. Spero di non essere in ritardo”, disse con una leggera risatina nella voce. Emily ricambiò il sorriso.

Advertisement

“Sei in perfetto orario. Entra pure” I tre si sedettero a cena nell’accogliente sala da pranzo. Margaret aveva preparato uno dei piatti preferiti di Luke, un piccolo gesto di conforto in mezzo a tante domande senza risposta.

Advertisement
Advertisement

L’aria era densa di attesa, ma anche di una tacita comprensione: questo era più di un semplice pasto. Si trattava di riconciliazione, di ritrovare un legame che era stato perso per tanto tempo. Dopo i primi bocconi, la conversazione cominciò a fluire più facilmente. George chiese a Emily della sua vita, del periodo trascorso con Luke e dei loro ricordi comuni.

Advertisement

Ma poi Emily spostò la conversazione sull’infanzia di George. “Parlami dei tuoi primi anni”, chiese Emily, con voce delicata. “Com’è stato crescere? So che hai detto di essere stato adottato” George esitò un attimo prima di rispondere. “Sono stato molto fortunato. Ho avuto dei genitori adottivi fantastici, persone che tenevano molto a me”

Advertisement
Advertisement

“Ho sempre saputo di essere stato adottato, ma non ho mai avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa. La mia vita era bella. Avevo una casa. Ma… c’era sempre questa sensazione, sapete? Come se mi mancasse qualcosa, come se ci fosse una parte di me che non capivo bene” Margaret stava ascoltando in silenzio, con lo sguardo fisso sulle mani.

Advertisement

Dopo una lunga pausa, alzò lo sguardo, con gli occhi pieni di lacrime non versate. “Ti ricordi il nome dell’orfanotrofio in cui sei stato, George?”, chiese, con la voce densa di emozione. George la guardò, annuendo lentamente. “Sì, era l’orfanotrofio di San Qualcuno?”

Advertisement
Advertisement

“Non ci ho mai pensato molto fino ad ora, ma mi sono sempre chiesto della mia famiglia biologica. Credo sia per questo che tutto questo è così opprimente per me, per cercare di dare un senso a tutto”

Advertisement

Il volto di Margaret si accartocciò mentre sussurrava, quasi troppo piano per essere udito: “San Marco…” George si bloccò, con la fronte aggrottata dalla confusione. “Aspetta… come fai a saperlo?”, chiese, con la voce tesa per l’improvviso cambiamento dell’aria.

Advertisement
Advertisement

Le lacrime di Margaret si rovesciarono mentre annuiva. “Perché sono tua madre. Ho dovuto darti via, George. Non potevo tenerti. Tuo padre se n’è andato e io sono rimasta sola a cercare di crescere due bambini. Ero sola e non avevo idea di cosa avrei potuto fare per entrambi”

Advertisement

“Ho pensato che darti via sarebbe stata la cosa giusta da fare. Pensavo che avresti avuto una vita migliore… Ma non ho mai smesso di pensare a te. Non ho mai smesso di chiedermi se stavi bene” Il volto di George si addolcì, la sua espressione era un misto di shock e comprensione.

Advertisement
Advertisement

“Io… non l’ho mai saputo. Ho sempre pensato di essere solo uno dei tanti ragazzi del sistema, solo un altro volto perso nella folla” “Non ho mai pensato di avere una vera famiglia. Ma sentirti dire questo… ora ha senso”

Advertisement

Margaret si alzò lentamente, con le ginocchia che scricchiolavano per l’età. Si avvicinò a un mobile e tirò fuori una piccola scatola logora. La aprì con attenzione, rivelando una fotografia sbiadita di due bambini, uno con i capelli castano scuro e l’altro con i riccioli leggermente più chiari.

Advertisement
Advertisement

Erano bambini, sdraiati l’uno accanto all’altro in una culla d’ospedale, con le manine strette l’una all’altra. “Questo sei tu, George”, disse Margaret, con la voce tremante. “E questo è Luke. Il giorno in cui sei nato” A George si bloccò il respiro in gola mentre guardava la foto. Gli occhi di Emily si riempirono di lacrime mentre li guardava.

Advertisement

Non aveva mai immaginato che quel momento sarebbe stato così emozionante, così forte. Vedere Margaret e George condividere questo momento, la comprensione e il dolore, fu travolgente. Margaret si rivolse a George, con la voce rotta. “Mi dispiace tanto, Jacob. Non avrei mai voluto abbandonarti. Ma non avevo scelta.

Advertisement
Advertisement

Pensavo che avresti avuto una vita migliore, una vita che non potevo darti. E ho portato quel dolore con me ogni giorno” George allungò la mano, tirando Margaret in un caldo abbraccio. “Capisco, Margaret”, sussurrò. “So che non volevi farlo. E io sto bene. Ho avuto una bella vita. Ma sono felice che ci siamo ritrovati ora. Sono felice che tu sia qui”

Advertisement

Si abbracciarono per un momento ed Emily si asciugò le lacrime, sentendo un senso di pace che la investiva. Ce l’aveva fatta. Nel corso della serata continuarono a parlare, condividendo ricordi, storie e scuse. Quando si separarono, c’era una tranquilla comprensione tra tutti loro.

Advertisement
Advertisement

George promise di tornare a trovarli, di rimanere in contatto e di continuare a costruire il rapporto con Margaret ed Emily. Quando Emily rimase sulla porta a guardare George che se ne andava, non poté fare a meno di provare un senso di soddisfazione.

Advertisement

Aveva perso Luke, ma ora aveva guadagnato qualcosa che non avrebbe mai pensato di ottenere: un legame con l’uomo che aveva perso, con un membro della famiglia di cui non conosceva l’esistenza. Era una pace agrodolce, ma era comunque una pace.

Advertisement
Advertisement